5 Agosto 2012, h 21.29 - Nanni
Siamo rimasti intrappolati dal ghiaccio nella Baia di Baffin. Per capire com'e' accaduto dovete immaginare un passaggio Est-Ovest tra le isole, largo, diciamo 40 miglia, cioe' circa 65 km. E lungo, 170 miglia o 300 km: Lancaster Sound. Coperto di ghiaccio spesso due metri, in scioglimento. Cio' vuol dire che il ghiaccio diventa fragile in alcuni punti e si spezza in grandi lastroni, magari grandi anche 50 metri. Questi vengono trasportati lungo il passaggio dalle correnti fino in mare aperto verso l'Est sotto forma di una lunga lingua di ghiaccio, ma rimanendo ammassati vicini gli uni agli altri. Eravamo a sud della lingua per passarla verso est andando a motore sul mare calmo. Ma il ghiaccio, o il mare se e' per questo, sono imprevedibili. La visibilita' era buona e abbiamo visto la lingua di fronte a noi verso nord, ma anche a est, con nostra sorpresa. Nel frattempo avevamo ricevuto dal nostro "shore team" l'informazione che la lingua si era trasformata in un gancio chiuso intorno a noi anche verso sud, mentre stavamo procedendo. Dovevamo uscirne in qualche modo. Percio' andammo a sud per quanto possibile dentro al gancio cercando di traversarlo, perche' sembrava che le lastre a sud fossero piu' distanti tra loro. E cosi' e' cominciata la nostra odissea. Di fatto, come scoprimmo piu' tardi, la copertura del ghiaccio era di 6/10 quando il massimo affrontabile da barche come la nostra e' di 4/10. Lo abbiamo imparato a nostre spese! E' stato dapprima possibile navigare per un lungo tratto abbastanza facilmente malgrado la nebbia che nel frattempo era calata: i lastroni erano cosi' distanziati che potevamo vedere delle vie di acqua libera davanti a noi facili da seguire con pochi movimenti di timone. D'improvviso, pero', si finiva in aree dove bisognava sgusciare intorno a diversi lastroni uno dopo l'altro per raggiungere l'acqua che si vedeva oltre, ma era un'illusione. Perche' quasi sempre era uno specchio d'acqua senza uscite. Una volte che l'avevamo capito si doveva girarsi e ripercorrere la rotta seguita per tornare indietro, ma in quei pochi minuti la posizione del ghiaccio era cambiata e il passaggio non c'era piu'. A un certo punto ci e' stato impossibile continuare. Un muro continuo di lastroni si muoveva su e giu' per le grandi onde che venivano dalla Baia di Baffin. Si capiva che eravamo vicini all'acqua libera, perche' i lastroni calmano le onde con grande efficacia in poche centinaia di metri, ma solo un rompighiaccio avrebbe potuto passare. E verso l'indietro eravamo chiusi. Cosi' abbiamo dovuto aprirci la strada spingendo via due lastroni con la nostra prua, non facile e preoccupante: perche' i lastroni probabilmente pesavano alcune centinaia di tonnellate e il minimo movimento causato dalle onde ci avrebbe stritolato. Fuori da questa prima trappola e dopo diverse deviazioni e giravolte ci siamo trovati in altre tre o quatto situazioni simili. Per fortuna il tempo e' rimasto calmo, se non fosse per la nebbia che aggravava il problema di individuare i passaggi promettenti per uscire. Abbiamo navigato lentamente a motore nel ghiaccio, talvolta fermandoci e anche retrocedendo per un totale di piu' di 60 miglia. Sono stato molte volte fortemente preoccupato e mi sono chiesto se saremmo mai riusciti a uscire prima che il ghiaccio finisse di sciogliersi del tutto. Ora ne siamo fuori e stiamo veleggiando con fatica verso nord su un fastidioso mare incrociato da est, dopo quasi quattrocento miglia di stress. Lancaster Sound e' ancora molto lontano verso ovest. Abbiamo pero' gustato il panorama realmente affascinante di questi ghiacci estesi senza fine, degli arcobaleni bianchi nella nebbia che finora abbiamo visto solo nel pack e abbiamo avuto il piacere di un incontro inaspettato con una famiglia di grandi orche che costeggiavano i ghiacci. Ice trap in Baffin Bay We have been trapped by the ice in Baffin Bay. To understand what happened you have to imagine an East -West passage among the islands, large, say 40 miles or 65 km. and long, 170 miles, 300 km, Lancaster Sound. Covered with ice two meters thick. Melting. This means that the ice becomes fragile in places and breaks in large slabs may be 50 meters wide. They get carried along the passage by the currents and into the open sea towards the East as a long tongue, but they stick close together. We were on the south of such a tongue and were motoring on a flat sea to pass it more to the east. The ice, or the sea, is unpredictable. The visibility was good and we saw the tongue being north in front of us and, surprise, to the east! In the meantime we got information from our shore team that the tongue became a hook closing around us even to the south, while we were motoring. We had to get through, someway. So we went as south as possible inside the hook and tried to cross trough the ice, as the slabs were now farther apart from each other. Than our odyssey started for good. Actually, as we learned later, the ice coverage was six tenth, while the maximum considered possible to negotiate is four tenth. We learned it the hard way. For a long stretch it was possible to navigate quite easily despite the fog: the slabs were so far apart that we could see paths of free water in front of us easy to follow with little steering. Then, all of a sudden, we were getting in areas where we had to turn around several slabs in a row, still seeing water beyond, but that was an illusion. Because almost always it was a pool with no exit. Once we found this, we would have turned around and retraced our path, but in those last few minutes the ice configuration had changed and there was no lead anymore. At one point it looked impossible to continue. A continuous wall of slabs was moving up and down because of a heavy swell from Baffin Bay. We were clearly very near the open water, as the slabs damp the swell very effectively in few hundred meters, but only an icebreaker could negotiate the ice there. And back we were closed. So we had to push the ice apart with our bow, not easy and frightening: the ice slabs probably weighed several hundred tons and any slight residual wave would have smashed them into our hull. Out of this firs trap an after several loops and detours we find other three of four similar situations. Luckily the weather continues to be calm, if it was not for the fog that increased the problem of finding promising leads out. We motored slowly in the ice sometimes stopping and even reversing for more than 60 miles in total. I was very worried and many times I wondered if we could get out at all before the ice was going to melt completely. Now we are out and painfully sailing north on an unpleasant crossed sea to round the ice from the east, after almost four hundred miles of toiling. Lancaster Sound is still a long way to the west. As a compensation we have seen the really marvelous unending expanse of the ices, the white rainbow that we witnessed only in the ice and we unexpectedly met with a school of big Killer Whales hunting along the ice edge.