Nanni
La marina e i suoi dintorni Il porticciolo turistico, se così vogliamo proprio chiamarlo, ha un solo pontile, la metà verso terra quasi inagibile per i bassi fondali, l'altra metà aperta direttamente sulla baia che forma il porto di Guaymas. La struttura degli edifici a terra duplica un progetto che abbiamo già visto a Santa Rosalia. Blocchi squadrati in vetro e acciaio, un po' stile anni settanta, che avrebbero dovuto ospitare diverse attività, oltre agli uffici della marina, ma il cui sfruttamento non ha dato i risultati previsti. Le malelingue locali dicono che la cattiva gestione è pianificata per poter poi svendere la struttura, che è stata pagata dal governo, al ben immanicato imprenditore di alto bordo. Sapore di casa nostra… Per noi l'assenza di traffico va benissimo: al pontile sono ormeggiate sei barche, oltre a noi. Si è tranquilli, il guardiano all'ingresso ci saluta ogni volta che passiamo davanti alla sua guardiola e possiamo lasciare aperta la barca perché i due vicini che abitano le loro barche, le altre sono vuote, hanno già scambiato quattro chiacchiere con noi e faranno certamente la guardia. I pontili sono popolati solo da gabbiani e pellicani, che attendono pazientemente il passaggio dei pesci per tuffarsi improvvisamente riemergendo col sacco che hanno sotto il lungo becco pieno delle loro prede, mentre durante la notte il loro posto viene preso da un airone ieratico. La passeggiata che chiude il porticciolo verso terra è quasi nuova. È però interrotta da una voragine, aperta durante l'ultimo ciclone passato qui vicino, che non ha fatto altri danni se non questi, causati da un vero diluvio che ha rovesciato in pochi minuti sull'entroterra desertico tutta la pioggia di un anno. Sull'angolo più vicino della passeggiata, dove l'acqua è proprio bassa, c'è un tipo secco secco, abbronzato e coi capelli brizzolati raccolti in una folta coda di cavallo e una barba in proporzione, vestito con una tuta stracciata, ma pulita, che ha una rete verdolina sulle spalle. Mi fermo a guardare cosa farà. Raccoglie con cura parti della rete, che è zavorrata con dei piombi, e se li pone sulla spalla destra, facendo bene attenzione che siano ordinati a dovere. Poi tira due pietre in mare, a tre metri dalla riva. Con un rapido movimento rotatorio getta la rete: è un cerchio largo circa quattro metri che scende in acqua tutto insieme ben disteso intorno al punto dove sono cadute le pietre. Il pescatore è abile! Ritira lentamente la rete alando una cima assicurata al suo centro. Tre cefali, che invece di spaventarsi per le pietre sono evidentemente andati a curiosare, restano intrappolati. Gli faccio un cenno di approvazione e lui risponde con un altro d'intesa. Non c'è vento e il sole picchia caldo sul cemento. Di fronte a me, oltre al piazzale della passeggiata, c'è la strada a mare, una delle due che attraversano Guaymas, intitolata a Aquiles Serdàn, un rivoluzionario messicano dell'inizio del secolo scorso. Il fondo stradale è notevolmente sconnesso e le auto procedono con cautela. Il traffico non è sostenuto, ma è costante per tutto il giorno. Tra le auto c'è una curiosa mescolanza di modelli e di età. L'altro giorno ci si è fermato davanti un vecchio maggiolino bianco, con un'anziana signora al volante, rattoppato e rinforzato da putrelle di acciaio, tanto da sembrare un incongruo mezzo d'assalto. Sul lato della strada verso l'interno anche gli edifici mostrano la stessa mescolanza di età e stili. In maggioranza sono a un piano solo. Due o tre sono recenti. Gli altri sono cadenti, alcuni in rovina, come un po' dappertutto in città. Si direbbe che sia più conveniente costruirne dei nuovi che riutilizzare i vecchi. D'altronde questi se non sono fatti con mattoni di fango poco ci manca. Quelli che non sono rovinati, qui come altrove, sono dipinti con cura a colori vivaci. Le costruzioni più nuove, dall'aria ufficiale, rompono l'uniforme squallore della prospettiva, ma senza ravvivarla con alcuna allegria. Non è un bel biglietto da visita per la città, che altrove, abituandocisi, dà un'impressione migliore. Dietro questa prima facciata, le case basse abbellite da mini giardini colmi di alberi fioriti proseguono sul fianco leggermente in salita delle montagne, che dopo qualche centinaio di metri s'innalzano bruscamente. Loro sono invece meravigliose. Oltre le pendici più basse punteggiate di cactus e cespugli, separati da un sistema di valli si alzano dei contrafforti verticali seghettati e rosseggianti di roccia lavica, come se fossero stati estrusi direttamente dall'interno, e forse è proprio così. Qua, come più a nord, si possono immaginare le immense fratture crostali che hanno dato origine in passato alle gigantesche emissioni di lava che si rintracciano in tutta la regione e nell'antistante penisola della Baja California. Il sole del tramonto, scendendo nella valle che raccoglie il nucleo abitato centrale di Guaymas, dipinge le rocce di toni ancor più caldi, sottolineandone le cavità e le protuberanze per il poco tempo che resta prima della sua scomparsa, così sorprendentemente rapida rispetto alle nostre abitudini artiche. Con la sera la brezza che ha soffiato quasi di continuo tutto il giorno si fa più intensa e prosegue la rotazione che l'ha fatta passare da sud est fino ad ovest e ora a nord ovest. Questa notte potrebbe rinforzare ancora e scendere violentemente giù dalla valle tra i due contrafforti che stanno ai lati della marina. Il vento ci ha procurato un piccolo graffio sul fianco quando eravamo ormeggiati a un pontile troppo corto per noi. Ora non ci dà preoccupazioni, se non per il telone argentato che abbiamo steso sopra la tuga per attenuarne l'insolazione. Abbiamo già affrontato diverse notti agitate e non è ancora successo niente di male. Ci prepariamo a un'altra serata in compagnia della musica che ci arriva attenuata dai locali sparsi qui intorno: sono probabilmente i frequentatissimi piccoli posti di ristoro, come quello del Pollo Feliz, che mette allegria solo a leggerne il nome, a dispetto della povertà quasi squallida del suo arredamento. Lungo la passeggiata diverse persone si attardano a godere l'aria più fresca della sera, mentre intorno a noi i pesci saltano rumorosamente fuori dell'acqua tenuti d'occhio dall'airone.